Ilaria Bernardini
Non so perché curare delle piante doni un tale senso di benessere. Forse è perché non sono esserini semplici, richiedono cure, attezioni, e anche prestandogliele non è detto che crescano. Ma la soddisfazione di avercela fatta, di osservarle pensando a quanta fatica e attesa hanno preteso, è grande. Le piante insegnano. Ognuna va trattata in modo diverso, e sono bellissime, ma di una bellezza effimera. Insegnano a godere dei piccoli momenti di felicità, così come insegnano a lasciar andare.
Anna si sta separando da suo marito e ha un figlio di quattro anni, Nico. Deve cambiare casa, ne trova una con un grande terrazzo in cui le piante sono abbandonate a sé stesse. Maria, amica di famiglia appassionata di giardinaggio, poche settimane prima ha avuto un aneurisma proprio tra le sue braccia. Inizia così un’avventura lenta, fatta di sofferenza per le vicissitudini quotidiane delle due donne, o meglio delle sofferenze legate alla separazione di Anna, e dell’effetto benefico delle lezioni di botanica di Maria.
Imparo così che si possono fare vasetti belli senza bisogno di fiori. Senza bisogno di tagliare apposta e senza bisogno della primavera. Bastano le foglie, le spighe, il verde. Bastano gli avanzi delle potature per comporre qualcosa di delicato, le piante mezze morte della vicina per cominciare una foresta, gli avanzi di una famiglia per sopravvivere al deserto.
L’aspetto che mi è piaciuto di più di questo libro è la sensazione che il dolore di Anna trasmette al lettore. Si percepisce tutto il suo senso di inadeguatezza di madre durante la separazione, l’incredulità di fronte a un amore che doveva essere per sempre ed è finito, l’incertezza nel costruire tutto da capo con il nuovo compagno. Si sente il dolore sotto alla pelle, non il riversarsi di una tragedia per intero, ma solamente le piccole fitte quotidiane. Si percepisce una stonatura nel termine “marito” quando è chiaro che un marito non esista più, si prova un brivido quando di punto in bianco si ritrova quell’ “ex” davanti. È una storia vera, con un’autrice capace di descrivere l’emozione di fronte a un vasetto di potature e rapportarlo alla sua vita. Un pensiero triste, di quelli che spesso vengono di fronte alle cose belle durante i momenti difficili:
Un libro stilisticamente non rigoroso, ma semplicemente e umanamente toccante, con una speranza dolce per il futuro.
E poi, le erbe infestanti che spuntano dalle pagine sono semplicemente meravigliose.
Faremo Foresta, Ilaria Bernardini
Libri Mondadori
2018