Un assaggio di Marocco

Il nostro viaggio in Marocco è partito dall’idea di sfruttare una settimana di vacanza per visitare un posto allo stesso tempo vicino ed esotico e, non lo nego, di approfittare delle allettanti tariffe di volo Bergamo-Marrakech (69 euro A/R), che si sono rivelate croce e delizia del nostro tour. Siamo rimasti due giorni a Marrakech, per poi spostarci a Rabat, Meknès, Fes e Chefchaouen, con tappa finale a Tangeri per riprendere l’aereo verso Bergamo.

Marrakech

Dopo la lettura di diverse guide turistiche, siamo arrivati preparati a dover contrattare, ma non essendo inclini a farlo per natura, abbiamo prenotato tutto il possibile su internet. Questo può essere un errore o una risorsa, dipende da quanto siete bravi; noi sicuramente avremmo speso il triplo per ogni cosa. Per questo motivo, avevamo prenotato il transfer dall’aeroporto al nostro Riad per 13 euro, cifra che abbiamo scoperto essere abbastanza standard. Questa si è rivelata una buona idea, perché perfino il tassista si è perso, con conseguente perdita di tempo che lo ha portato a innervosirsi molto e trascinarci a destra e a manca a piedi chiedendo riluttante informazioni ai passanti.

A questo proposito bisogna aprire una parentesi. Purtroppo molti abitanti, approfittando del turismo sempre più incontrollato, hanno iniziato un vero e proprio business sugli ignari turisti che si perdono nelle vie, offrendosi volontari per accompagnarli, chiedendo poi loro ricompense veramente esagerate, generando situazioni spesso molto spiacevoli. Sapendolo, basta tirare dritto e ringraziare gentilmente (ma con fermezza), ma è capitato che ci dicessero che le strade erano chiuse, o la via cieca, e così via, anche quando non era vero.

Vicoli di Marrakech

In ogni caso, siamo arrivati sani e salvi al Riad, un delizioso albergo affacciato su un cortile interno con fiori e fontanelle. Per il nostro viaggio abbiamo quasi sempre scelto Riad, perché sono generalmente a conduzione familiare e si respira Marocco in ogni angolo, potendo godere delle terrazze per la colazione (buonissima) e degli arredi tipici. Inoltre il prezzo non è mai alto e la qualità buona.

Da qui è partito il nostro tour di Marrakech. Abbiamo iniziato a esplorare le mille vie tortuose che portano al centro, trovando sulla nostra strada farmacie, drogherie e negozi, fino ad arrivare nei suq, mercati a cielo aperto che si snodano in altre strade strettissime e affollatissime di pedoni, asini, motorini, carretti e chi più ne ha più ne metta. In questa situazione ci siamo seriamente pentiti di esserci per la prima volta dimenticati dell’assicurazione sanitaria, ma fortunatamente è sempre andato tutto bene.

Devo dire che pur essendo molto tipici, i mercati di Marrakech non ci hanno emozionato. Come si diceva, il turismo di massa ha fatto sì che le persone per strada e i negozianti siano diventati estremamente insistenti per far comprare i loro prodotti, quindi non abbiamo potuto conversare con nessuno per semplice curiosità per sapere cosa fossero le varie merci esposte, anzi ci siamo sentiti un po’ minacciati. Una signora mi ha obbligato a fare un tatuaggio all’henné, e con obbligato intendo proprio obbligato. Mi ha tirato per un braccio e fatto sedere, per poi iniziare a raccontarmi cose tipiche e cercare di fare maldestramente amicizia. Avrei potuto divincolarmi, ma con la forza e rispondendo molto male, quindi mi sono rassegnata, alla fine è un ricordo anche quello, e soprattutto una volta fatto potevo usarlo come arma di dissuasione conto tutte le nuove richieste di tatuaggi.

Da qui ci siamo diretti alla piazza principale, Jemaa El Fna, oggetto di mirabolanti racconti di incantatori di serpenti, venditori di spezie, lampade e tappeti. A un primo approccio, nel pomeriggio, non ci è sembrata bella come nei racconti di viaggio e nelle foto sul web. Nessun incantatore, solo banchi di cibo come in molti altri mercati africani, venditori di aggeggi elettronici e specchietti per allodole. Forse era il momento di riposare un po’, eravamo troppo provati dall’insistenza della gente, meglio rilassarsi con un bel tè marocchino su una terrazza con vista. Questa è una delle tradizioni più piacevoli del Marocco, specie da turista, per dare un po’ di sollievo alle gambe a allo spirito. In questo, il tè alla menta con almeno 10 cucchiai di zucchero aiuta parecchio, ed è buonissimo. Inoltre, si ha un bellissimo scorcio della vita marocchina per le vie, che si può osservare senza essere visti, dando un grande senso di autenticità.

Inutile dire che dal tè siamo passati alla cena, con tanto di couscous e tajine, buoni ma non buonissimi (saremo più fortunati più avanti). Una volta rifocillati, con il favore delle tenebre, siamo tornati alla piazza. Con la musica, i venditori di lanterne a cui ora finalmente veniva resa giustizia e profumi di cibi esotici, il tutto ha assunto un altro sapore e alcuni scorci ci sono sembrati veramente belli, ma chissà se siamo capitati in un giorno no, o chissà se proprio non è il nostro gusto, ma questa piazza non ci è sembrata degna del viaggio, come tutti suggerivano. Un po’ storditi dall’esperienza con la gente, dal cibo mediocre e dalla piazza deludente, siamo tornati al Riad.

Jemaa El Fna di sera

Fortunatamente, al Riad i proprietari sono stati gentilissimi e molto disponibili, la camera era confortevole e la colazione la mattina dopo buonissima, quindi siamo partiti con il piede giusto.

Ci siamo diretti subito al Museo Nazionale di Marrakech, edificio bellissimo con esposizioni di quadri temporanee, ma non nel classico senso nella parola. Nel primo corridoio si trovano infatti esemplari che, come tutti i quadri del museo, vengono venduti al miglior offerente. Vicino a ognuno è indicato il prezzo e qui e là si nota un buco dove l’opera venduta non è ancora stata rimpiazzata. Questo è stato sicuramente uno degli aspetti più curiosi della visita, trattandosi di un museo nazionale, e la cosa ci ha fatto allo stesso tempo sorridere e riflettere sul contrasto tra valorizzazione e monetizzazione nel Marocco contemporaneo. Nella sala principale, a cielo aperto, abbiamo avuto il nostro primo assaggio di mosaici marocchini, e confermo che sono assolutamente imperdibili. Altri mosaici bellissimi, sia all’interno sia all’esterno, si trovano al Palazzo della Bahia, la nostra seconda tappa di giornata.

Per goderci un po’ di primavera in anticipo, abbiamo pranzato all’aperto con un’omelette leggera e gironzolato ancora un po’ per la città. Una menzione particolare in questo nostro peregrinare va a una farmacia dove il proprietario, che parlava un simpatico mix di inglese e italiano, ci ha spiegato i vari impieghi di moltissimi pigmenti di colore e soluzioni medicinali, convincendoci a comprare un rimedio contro il raffreddore che si è rivelato efficacissimo: i cristalli di mentolo per suffumigi. Se come me siete appassionati di fotografia, comprare qualcosa è un ottimo modo per fare amicizia e ottenere il permesso di fotografare qui e là.

Come chiusura di giornata abbiamo visitato il Jardin Majorelle, un po’ troppo affollato ma bellissimo, con tantissimi esemplari di piante tropicali e rare e accostamenti di colore fantastici. Qui si trova anche il Museo Yves Saint Laurent, stilista che ha fatto molto per abbellire questo luogo, già di per sé magnifico. Siamo poi ritornati al Riad, dove ci aspettava una cena in terrazza preparata apposta per noi. Anche questa è una soluzione tipica assolutamente abbordabile (16 euro a testa circa) per provare la tipica cucina marocchina. Abbiamo mangiato una zuppa accompagnata da pane e intingoli, e poi una tajine di pollo al limone con spezie, seguiti da un dolce per me improponibilmente dolce, ma in puro stile marocchino. A vincere qui è sicuramente l’atmosfera, con gli uccelli che cinguettano e i muezzin che richiamano i fedeli alla preghiera da tutti gli angoli della città. Appagati dall’esperienza, siamo andati a dormire per prepararci al viaggio del giorno seguente verso Rabat.

In definitiva

Se dovessi tirare le somme del viaggio a Marrakech, non sarebbe affatto facile. Sicuramente siamo rimasti poco, e questo non ci ha permesso di crearci un’idea concreta, rispetto alle singole impressioni che ci hanno affollato la testa in soli due giorni. Inoltre, non ci siamo fatti accompagnare da una guida, idea che si è rivelata essenziale e meravigliosa in altre città marocchine. Forse per questo, o forse proprio per gusto personale, la città non ci è piaciuta. Come avete visto anche solo dalle foto, ci sono posti splendidi, questo è indubbio. Però non è sicuramente una città dove si nascondono bellezze in ogni angolo (come Fes ad esempio, di cui vi parlerò in un post successivo), e molti abitanti del luogo stanno iniziando ad approfittare del turismo in modo sbagliato, finendo per spaventare e ingannare i turisti. Si crea quindi un clima negativo in cui anche le persone che vogliono sinceramente aiutare vengono rifiutate in malo modo, e invece quando ci si fida spesso e volentieri si viene truffati. È triste da dire, perché anche noi siamo partiti attirati dalle tariffe regalate di Ryanair, ma probabilmente per preservare l’autenticità e la bellezza di questi luoghi bisogna limitare il turismo, visto lo sviluppo molto lento del Paese e le possibilità di guadagno facile e disonesto che vengono a crearsi in questa situazione.

Prezzi in Marocco

Se vi interessa approfondire, qui di seguito alcune indicazioni sui prezzi, anche se penso che meritino un post dedicato:

Il modo migliore per non essere ingannati in Marocco, è sapere in anticipo i prezzi delle cose. In generale per ricavare i prezzi in euro basta dividere per 11 (noi facevamo per 10 per comodità) e il costo della vita è basso, quindi quando chiedono più di 20 dirham per un tè o dell’acqua la fregatura è in agguato. Spesso capiterà che fingano di essersi sbagliati, ma basta far loro notare gentilmente il giusto prezzo. Contrattare in Marocco è e resterà sempre uno stile di vita.

Per dormire i prezzi dei Riad si aggirano sui 50 euro a notte a camera (60 i più carini, 40 quelli in cui iniziare a scendere a compromessi). Poco più alto il prezzo degli hotel nella stessa fascia, per cui comunque però secondo me non vale la pena spendere, essendo come i nostri hotel degli anni ’60. Ci sono poi splendidi hotel di lusso, ma non è esattamente il nostro ideale di vacanza; a noi piace, nel bene e nel male, toccare la vita locale con mano.

Per mangiare decentemente bastano una decina di euro a testa, anche se per poco più la qualità cambia incredibilmente. I pasti che abbiamo fatto spendendo 40 euro in totale erano veramente sontuosi e difficilmente riuscivamo a finire tutto.

Il prezzo dei souvenir invece non è quantificabile, perché dipende veramente dalla vostra capacità di contrattare. Ad esempio abbiamo pagato 20 euro per il già citato mentolo cristallizzato e per una busta di tè marocchino in un’occasione (prezzo chiaramente spropositato) e 20 euro per un tavolino da giardino cesellato con mosaici stupendi in un’altra.

I trasporti sono economici, in treno da una città all’altra il biglietto è sempre sotto i 10 euro e i taxi in città non superano mai i due euro. Diverse le tariffe da e per gli aeroporti, dove tutti i tassisti ne approfittano giocando sporco, ed è meglio contrattare prima o esigere un tassametro.

Mi rendo conto che non ho toccato assolutamente tutti i punti che volevo coprire, quindi sentitevi liberi di chiedermi qualunque informazione. Presto scriverò un nuovo post sul resto del viaggio!

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