Kawamura Genki
Se i gatti scomparissero dal mondo è il recentissimo “romanzo” di Kawamura Genki.
Titolo accattivante, casa editrice Einaudi, trama curiosa, tutto porta a un acquisto immediato.
Si tratta della storia di un giovane che in una situazione alquanto particolare viene a conoscenza del diavolo in persona, che gli propone un gioco a dir poco crudele: far sparire dalla Terra un oggetto al giorno per poter guadagnare ventiquattro ore di vita. All’inizio sembra quasi una questione semplice: se ci si pensa, quante cose esistenti si possono sacrificare? Attenzione però, non siamo noi a poter scegliere ma il diavolo, che accetta come unica risposta un sì o un no. E allora via, prima i telefoni, poi gli orologi, ma quanto siamo disposti a perdere per puro egoismo? Lo scopriremo scorrendo le pagine a ritmo vorticoso, e arriveremo alla conclusione prima di quanto crediamo.
Sembra tutto perfetto, eppure a me non è piaciuto. Quello che mi aspettavo, era di scoprire un nuovo autore giapponese paragonabile ai “grandi” della letteratura nipponica. Un esordiente, certo, ma un romanziere. D’altronde, sul sito Einaudi si legge di uno scrittore “con la delicatezza di Sépulveda e il gusto per il fantastico di Murakami”.
La realtà però è ben diversa: il libro è certo carino e scorrevole, ma per nulla sviluppato dal punto di vista della trama e caratterizzato da un linguaggio e da ragionamenti estremamente infantili. Ma come è possibile che un libro pubblicizzato come incredibile romanzo di esordio lasci così spiazzati? La spiegazione c’è, e risiede a mio avviso in un inganno editoriale.
Documentandosi, si scopre che Kawamura è principalmente un produttore cinematografico (ha prodotto ad esempio il famosissimo anime Your Name) e ha scritto racconti per bambini, oltre a un paio di racconti pubblicati. Appena dopo la stesura, Se i gatti scomparissero dal mondo è stato trasposto in un film. Non c’è quindi da stupirsi se non si tratta di un bel romanzo, ma di un racconto di partenza per una sceneggiatura (o per un anime, come spesso accade in Giappone), nemmeno troppo sviluppato a livello di trama o personaggi. Anche il linguaggio è talmente semplice da risultare quasi un libro per bambini (e tutto torna, perché queste sono le specialità dell’autore).
Sicuramente è una bella storia, che porta a riflettere sulle cose veramente importanti quando ci rimane poco tempo a disposizione, ma non l’avrei mai comprato per me se fosse stato presentato per ciò che realmente è. Lo consiglierei invece come lettura per ragazzi delle medie, per farli fermare a riflettere su alcune tematiche importanti, rimanendo pur sempre in una cornice leggera, ad esempio.
Quindi, in questo senso, più che al libro in sé mi sentirei di muovere una critica alla casa editrice, da cui non mi aspettavo una pubblicazione di questo tipo definita come romanzo, quando il resto del mondo (New York Times e Guardian in primis) lo chiama chiaramente tale. Il libro è già e continuerà a essere un successo, quindi non si può biasimare la scelta dal punto di vista del marketing, ma io rimarrò sempre a favore di una presentazione onesta, lasciando scegliere al lettore se cimentarsi o meno nella lettura di una novella scritta in vista di un adattamento cinematografico.
Ho ultimato oggi la lettura del volume di Genki. Concordo con le tue parole. Quasi tutte. Einaudi in effetti negli ultimi tempi spregiudicata…tuttavia non tutte le considerazioni del protagonista sono infantili, penso ad esempio al diavolo come somma di possibilità e rimpianti, o al continuo richiamo sulla necessità di rinunciare a qualcosa quando si scelga veramente…
In ogni caso…chapeau…bel blog.
S.
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